Tornare a Bologna dopo alcuni giorni passati all’estero in paesi e città da sempre considerati arretrati rispetto al nostro paese e accorgersi invece che siamo noi gli arretrati, i più sporchi, i più disordinati cialtroni, fa proprio male al cuore. In vacanza ci si dimentica delle strade sporche e puzzolenti, della congerie di personaggi nullafacenti che le affolla, delle moltitudini di rifiuti che ingombrano le piazze, i portici e le strade ogni notte.
Tornare a casa ci aiuta a vedere la città con occhi diversi e assai più critici.
Dopo un mese in città ci si riabitua a tutto, anche all’inquinamento, non siamo più in grado di vedere quanto ci colpisce duramente e ci offende fino alla rabbia i primi giorni di rientro: pare che la nostra città, ancora bella nella sua architettura, nei palazzi, nei decori, nelle piazze e nelle chiese, abbia perso la voglia di curarsi. Come una bella donna che, afflitta da carenza di amore e di rispetto e dalla solitudine, si lascia andare sempre più, si abbandona al declino inevitabile del giorno dopo giorno.
La desolante sensazione che a molti non interessi veramente ci pervade. Eppure non può essere così, si deve trovare una strada che consenta di riprendere una qualità accettabile di città. E’ difficile, molto difficile, non ci siamo ridotti in questo stato in un giorno, non in un anno, non in un lustro. Per il malessere oscuro che pervade l’anima della città, come per certe malattie depressive la cura deve essere lunga, tenace e senza tentennamenti. Si può e si deve uscirne, ma si richiede l’impegno di molti, la comprensione di tutti e soprattutto una trasversale volontà di autocritica e di rinascita del bene pubblico come di un valore da salvaguardare.
Una volta perduto il rispetto di se stessi si è perso tutto.
La città “usa e getta” deve ribellarsi e ricominciare da capo ad amarsi.
La consapevolezza della necessità di impegnarsi individualmente e collettivamente per trovare risposte ai problemi piccoli come a quelli grandi sarebbe già un bel passo avanti dall’attuale chiacchiericcio di fondo che è solo sterile polemica.
Ognuno faccia la sua parte, nel proprio ambito, con le proprie esperienze e professionalità, con il proprio amore per la città e per l’eredità da lasciare ai nostri figli, è veramente finito il tempo in cui basta che ognuno pensi per sé.