Destra e sinistra per me pari sono. Non hanno più senso, infatti, le sole ragioni della destra e della sinistra, sono fuori dal tempo.
In una società che necessariamente ha perso la spinta ideologica come base delle proprie scelte ciò che conta sono le idee, le proposte, le soluzioni; contano le scelte che danno risposte concrete ai bisogni della gente, fattibili e immediate.
Tutto ciò è tanto più vero per la gestione e l’amministrazione di una città: ciò che serve veramente è soddisfare i bisogni, elevare la qualità della vita di chi vi abita, con maggiore attenzione alle fasce deboli, in termini di età, reddito, salute.
Le classi sociali sono promiscue, la lotta di classe e tutto ciò che ne consegue è superata da una compagine sociale completamente cambiata, assai più composita e diversificata, dove le categorie non sono più portatrici di interessi comuni come accadeva trenta e più anni fa.
Per questa ragione auspico che il governo della città di Bologna per i prossimi cinque anni sia dai cittadini affidato considerando le personalità dei diversi candidati e le loro idee e proposte per cambiare la città, prescindendo dagli schieramenti e da valutazioni aprioristiche di appartenenza.
In parole povere, per fare un esempio, mi rifiuto di considerare di sinistra (come sostiene qualcuno) la difesa dell’ambiente, dell’aria che respiriamo e cose simili; mi rifiuto di considerare di destra affrontare una politica di organizzazione e governo dei flussi migratori nel paese e per restare a noi, nella nostra città. Penso invece che siano entrambi problemi che riguardano la nostra vita quotidiana e soprattutto il nostro futuro e il futuro dei nostri figli, quindi da affrontare senza ideologie, interessi individuali e chiacchiere populiste e demagogiche, e con questo approccio vanno affrontati.
Negli anni ’90 mi trovai a visitare i centri di prima accoglienza per immigrati che l’assessore del Comune di Bologna alle politiche sociali aveva presentato come segnale di apertura e spirito democratico della città. Bologna aperta e solidale, si diceva. Andai per realizzare un servizio per una rivista mensile convinta di vedere qualche cosa di socialmente utile. Ne rimasi sconvolta. Non si può descrivere e raccontare quello che vidi, dove dovevano alloggiare 700 persone ce n’erano più del doppio, senza servizi igienici adeguati, vivevano nella sporcizia, al freddo, ammucchiati, senza alcuna norma di sicurezza. Condizioni indegne di una città e di un paese civile, mi vergognai di esser lì con l’Assessore. Non è giusto prendere in giro la povera gente che viene da lontano convinti di trovare un luogo accogliente e non è giusto creare scientemente le condizioni per coltivare una connivenza di disperati con la criminalità organizzata.
Queste cose ho pensato allora e le stesse penso ora, dato che le problematiche da allora si sono solo ingigantite.