Ancora una volta è dalla cultura che arriva una lezione di civiltà.
Un modo diverso di manifestare si sta facendo strada per segnalare il disagio di intere categorie o di parti della società, una forma di protesta più adeguata allo spirito del tempo.
Proprio il giorno dopo lo sciopero generale indetto dalla CGIL i lavoratori del Teatro Comunale di Bologna hanno voluto distinguersi e denunciare la crisi dei teatri offrendo un concerto gratuito alla città. In un momento di grave difficoltà per tutti i settori della vita del paese e dello spettacolo in particolare, la scelta e l’impegno di tanti che della cultura hanno fatto il loro mestiere come i musicisti, ha un significato che deve essere compreso e apprezzato appieno. Questa volta si è levata una voce che vuole promuovere la conoscenza e la fruizione musicale rivolgendosi ad un pubblico più ampio, utilizzando un linguaggio del tutto nuovo per superare la crisi del settore, una voce che crede nella forza delle idee e del contributo personale al posto dell’opportunismo disfattista.
La scelta dei lavoratori del Teatro significa che si è compresa la necessità di reagire con maggior impegno personale a tutti i livelli lavorativi per fronteggiare la difficile congiuntura economica in maniera utile ed efficiente, anziché sottrarre risorse ed energie produttive al paese con l’astensione dal lavoro.
É passato il tempo dello Stato che tutto ammortizza e compensa. Non ce lo si possiamo più permettere, è iniziata una nuova stagione e la cultura, come sempre sensibile e attenta, se ne è accorta per prima: ora serve la cultura del fare, del non disperdere e del salvaguardare quello che abbiamo, perché forse non saremo più in grado di ricrearlo. Una gestione della cosa pubblica che risponda alle stesse logiche di ogni famiglia responsabile, che cerchi di salvare il salvabile, è una necessità morale, un impegno verso le generazioni future. Ciò che conta è sottolineare la funzione sociale ed economica del proprio lavoro, allora è necessario oggi intervenire con proposte creative e innovative che attraggano l’attenzione dei media e che aumentino le risorse, anziché impoverire ulteriormente il settore.
Una scelta che richiede capacità e coraggio e che può avere come modello la scelta del Teatro di Bologna.