L’ 8 marzo, ricorrenza amata e contestata, può cambiare significato, non più una giornata celebrativa, bensì un momento importante di riflessione e proposta. Lontana da feste inutili ed effimere, da omaggi ipocriti, la festa della donna deve porre l’accento su temi e contenuti. Ogni anno Bologna può trasformare l’8 marzo in una occasione per mettere nuove proposte sul tavolo in funzione di obiettivi individuati dalla sua componente femminile e fare il punto su quelli già raggiunti. Un forte impulso ad un cambiamento radicale della cultura del sociale e della famiglia nella nostra città può e deve venire dalle sue donne, una risorsa marginale fino ad ora e un valore sottovalutato nelle scelte di indirizzo. Nelle amministrazioni locali la presenza femminile è del 2%, la più bassa d’Europa e la più bassa tra le altre istituzioni del paese.
Per le donne immaginare la città che vogliono per il futuro non è difficile, perché hanno per istinto la giusta ottica, possiedono un punto di vista molto femminile: quello dei loro figli.
Pensare a una città a misura dei propri figli significa individuarla in ogni sfaccettatura della vita privata e sociale, significa, in definitiva, immaginare un modo di vivere più piacevole per adulti e piccini: strade luminose, mezzi per muoversi anche da soli, parchi puliti e sicuri per giocare, scuole dove stare tutto il giorno e attrezzature , biblioteche per amare la lettura, luoghi dove conoscere e integrarsi con la cultura di altri bambini, radici sulle quali rafforzarsi, aziende e risorse economiche in cui lavorare, case per una nuova famiglia, sostegno per i genitori anziani, una città dove la convivenza civile sia patrimonio di tutti.
Alle donne non manca il coraggio e la fantasia per esperire nuove vie e nuovi metodi per raggiungere tutto questo, da sempre si occupano e sostengono le parti deboli della società, appunto i piccoli e gli anziani
Se le scelte della prossima amministrazione riusciranno a interpretare la tensione intellettuale ed emotiva delle donne utilizzando la loro ottica e puntando a soddisfare queste esigenze primarie per una vita futura in città, dimenticando ideologie, preconcetti, partitismi e pregiudizi, allora avremo una città migliore, una città dalla quale i nostri figli non scapperanno più, ma dove vorranno tornare a vivere.