Un secondo e più grande impegno è richiesto alla amministrazione che verrà per aiutare le nuove coppie nella difficile scelta di avere figli.. La ripresa demografica della città è diventato obiettivo primario.
E’ necessario dunque dare un segnale molto forte a favore della maternità mettendo in essere una serie di aiuti mirati; altre città hanno adottato strumenti i cui risultati si sono visti a partire dal primo anno di intervento con un aumento del tasso di natalità.
avviare una politica che vada dritta all’obiettivo.
Il primo atto: un fondo speciale da destinare ogni anno per assegnare ad ogni primogenito nato una cifra bella tonda, (almeno €1000) senza prevederne la restituzione, e un’altra che lo accompagni nei primi dieci anni di vita, in contanti e senza vincoli amministrativi e burocratici. I fondi a disposizione del Comune sono scarsi, tuttavia è possibile finanziare una politica così mirata con alcune dismissioni di proprietà (aree ex militari) e partecipazioni comunali. Una operazione di questo genere deve per forza essere svolta nella massima trasparenza e controllo.
Sono misure inutili, invece, quelle adottate finora dal Governo e da alcune città; non servono fondi con rimborso o esenzioni fiscali, bensì una liquidità immediata che consenta ai futuri genitori di far fronte alle mille spese della nuova nascita. Quando poi il numero dei figli sale a due o più, anche la cifra deve aumentare in percentuale, perché ovviamente i problemi aumentano.
Il secondo atto, altrettanto importante, è incidere sulla organizzazione sociale. E’ ovvio che gli asili nido nella fase iniziale sono la soluzione principe, ma poiché non si può riuscire nel breve periodo a moltiplicarli è indispensabile ricorrere alla sussidiarietà col privato che si può fare carico di coprire le numerosissime domande inevase.
Prevedere incentivi relativi alla fiscalità locale può essere utile, invece, per le aziende, di ogni tipo e settore, compreso quello culturale, che si organizzino con nursery e scuola materna interne, singole o di gruppo, in modo da fornire alle mamme lavoratrici una soluzione valida per i loro piccoli. Il buon esempio viene dal polo riminese dell’Alma Mater che ha già dato vita ad una struttura di questo tipo, mentre a Bologna, l’azienda più grande del territorio, si studia da anni come realizzarlo senza ancora un nulla di fatto.
Questi pochi esempi, tra i molti possibili, servono a delineare un comportamento di guida e indirizzo che l’amministrazione deve assumere per ridare a Bologna quella iniezione di linfa vitale che può venire solo da una ripresa delle nascite, in particolare di bolognesi.