Il terzo passo dopo aver aiutato le giovani coppie a mettere su casa e a sostenere la nascita e l’allevamento dei figli consiste nel migliorare l’organizzazione dei tempi della famiglia, per realizzare la conciliazione tra il tempo lavoro e il tempo famiglia, ancora non tutelato dalla legislazione, ma sul cui rispetto può incidere ogni sindaco come dimostrano Milano e Trento dove la Provincia sta varando una riorganizzazione delle politiche familiari che va proprio in questa direzione. Si tratta di una questione pubblica di grande urgenza anche a Bologna. Se non si riuscirà a conciliare lavoro e famiglia aumenterà di fatto il malessere sociale esistente. Ciò è confermato anche dai dati dell’indagine ISTAT 2008-2009 sulla divisione dei ruoli nelle coppie diffusi di recente alla Conferenza sulla famiglia di Milano.
Le donne dedicano 5h e mezza al giorno alla cura della prole e della casa contro 1 sola ora e mezza degli uomini, il cui 24%, però non vi dedica nemmeno 10 minuti.
Uno squilibrio e un carico tale da sostenere che costringe molte, troppe, donne a rinunciare alla maternità, se non anche alla vita di coppia, come conferma il continuo calo delle nascite.
Bologna deve avere a cuore la natalità e deve cambiare radicalmente l’organizzazione anche scolastica dei propri ragazzi dal nido alla fine della scuola dell’obbligo. Molte le iniziative possibili: scuola bus di zona, orario lungo fino alle 17/18 con sabato a casa e attività integrative comprese in modo che le madri non debbano occuparsi di compiti, nuoto, inglese, ecc.; i quartieri potrebbero organizzare punti di raccordo e smistamento servizi alle famiglie in funzione delle diversità logistiche. Un punto di ascolto, reperimento e coordinamento dade, nonni, volontari, associazioni disponibili, parrocchie nelle diverse zone.. E’ necessario valorizzare la collaborazione di tutti gli attori possibili e trarre spunto da esperienze simili già in essere.
E ancora, campi estivi (un es.le vecchie colonie aziendali) incentivando le aziende a parteciparvi con interessanti sgravi fiscali.
I costi da sostenere sarebbero largamente compensati da un aumento diffuso della produttività a ricaduta sul territorio.
Nel corso degli anni le famiglie sono state sempre più abbandonate e trascurate, contestualmente all’allungamento della vita media, il che ha portato ulteriori e gravi carichi sulle spalle delle donne e sulla conciliazione famiglia- lavoro.
Quello che si propone non è folle utopia, ma è già realtà nella quasi totalità dei paesi, compresi quelli cosiddetti arretrati.