La buona notizia è che anche quest’anno ci sarà ArteFiera. L’unica vera notizia confortante tra tante pessime.
Ci è rimasta oramai questa sola e unica manifestazione cittadina veramente di respiro mondiale oltre che di grande attrattiva del collezionismo internazionale; per una volta ancora Bologna sarà presente sulla stampa generalista e di settore di tutto il mondo, di nuovo le tantissime iniziative fuori fiera sapranno dare un’immagine colta, creativa e propositiva di Bologna a galleristi, artisti, critici, collezionisti e soprattutto ad un ampio e vasto pubblico di amatori e appassionati.
Ci conforta pensare che per ora non ce la siamo fatta scappare, ma non vive di rendita.
Ci siamo tutti finalmente accorti di quanto conti la nostra Fiera in termini di ricaduta economica, di promozione turistica, di possibilità e sviluppo di nuove opportunità e relazioni.
In un commissariamento della città che sta, per forza di cose, anestetizzando ogni velleità progettuale e programmatica della società civile, è impossibile pensare positivo, eppure dobbiamo trovare stimoli vitali e punti di forza sui quali fare leva, per preparaci alla risalita della china e tra questi sicuramente l’arte contemporanea e la cultura più in generale sono elementi irrinunciabili e strategici sui quali puntare.
E’ tempo di progettare la fine del tunnel e capire quali sono i punti di luce.
E’ di chiara evidenza che quando c’è un progetto forte tutta la città si mobilita, le istituzioni, i commercianti, le fondazioni, l’Università, i singoli privati. Una grande spinta comune per dare alla città la massima possibilità di successo. E’ questa la strada da percorrere in ogni campo.
Così questo particolare e difficile momento della storia cittadina deve servire ad una riflessione dei bolognesi sul danno che si sono fatti da soli in tanti anni di cecità:
per inerzia, eccesso di delega e di interessi si è rinunciato alla competenza e alla qualità, con il conseguente, inevitabile, trionfo della mediocrità. A questa mediocrità intellettuale, culturale e politica diffusa noi bolognesi ci siamo abituati, allo scadimento della qualità amministrativa pure, tanto da non indignarci per le decisioni che vengono prese per la città, tanto da accettare tutto passivamente e tanto da prendere per buona qualsiasi scelta. E’ necessario invece un cambiamento culturale radicale e profondo dell’agire cittadino, una ripresa di coscienza e di responsabilità di tutte le parti. Solo così potremo far emergere le risorse che in città esistono ancora in larga misura e individuare chi ha qualche cosa da dare, da dire, e ha voglia di farlo.