Con le dimissioni del Sindaco è definitivamente caduto il mito del modello Bologna, quello del buon governo, del rigore morale, e con esso il progetto politico-culturale che ha visto protagonisti della scena politica molti bolognesi di razza nei decenni passati. La fucina di idee, il laboratorio sociale, i grandi intellettuali impegnati in Consiglio Comunale e in Giunta, tutto finito da tempo.
Forse Bologna ha avuto quello che si meritava: un lungo, lunghissimo non governo che dura da molti anni, per troppo tempo, infatti, si è crogiolata sui suoi meriti passati.
Eppure gran parte della città, e non solo, ha davvero creduto nell’alto valore della proposta politica dei primi decenni del dopoguerra che ha creato un’immagine di città e di partito sulla quale hanno prosperato uomini come Imbeni e Vitali, che infatti hanno vissuto di rendita senza investire sul futuro, adagiandosi e non portando avanti alcune scelte fondamentali per la città di oggi.
Ma nulla dura nel tempo se la visione strategica, la serietà e l’ impegno vengono meno. Il partito e i protagonisti della scena degli ultimi lustri hanno pensato di poter vivere di rendita, di perpetuare il godimento di una posizione acquisita e immodificabile. Con loro troppi cittadini hanno creduto ancora nel progetto iniziale, fino allo stremo, finchè l’arroganza del potere, la superficialità e il disinteresse per il bene comune hanno portato il partito e i suoi uomini a franare, irrimediabilmente travolti dalla loro smania di potere e di denaro, fino a perdere ogni credibilità.
Per arrivare a questo punto le responsabilità sono tante e diverse, sono precise e incancellabili. Innanzitutto il partito: scegliere il candidato sbagliato non è da poco, sceglierne tre di fila è davvero troppo, segno di una classe dirigente inadeguata e in quanto tale incapace di creare leader e amministratori di classe. Non è una valutazione di oggi e conseguente all’evidenza dei fatti, ma una constatazione derivata dai tanti palesi errori commessi negli anni in città e in Regione.
Purtroppo non è solo questo, ma si è perso anche il senso della politica come missione e come passione trasformandola in occasione e opportunità per chi l’ha scelta come professione.
Così ora la città sta consumando un lento e inarrestabile declino, avviato molti anni fa e mai interrotto, un’agonia lenta e dolorosa soprattutto per chi vi assiste impotente.
Ora è arrivato il colpo di grazia, un coma lungo l’aspetta, solo una forte scossa potrà risvegliarla per avviare il lungo, indispensabile processo di riabilitazione.