Per una volta almeno abbiamo sotto gli occhi fatti e non parole.
Noi bolognesi oramai ci eravamo abituati a tante di quelle chiacchiere e a così pochi fatti da rimanere ora allibiti al verificarsi del contrario.
Tutti ricordiamo i proclami di Cofferati e le foto con dichiarazioni d’intenti di Del Bono imbianchino, e andando più indietro, l’incuria di Vitali per 15 anni e l’insufficienza di Guazzaloca per 5. In totale fanno 26 anni di vaniloqui.
Ci sono nate e cresciute alcune generazioni di bolognesi.
E invece ora i fatti davanti alle parole hanno mobilitato la città, hanno convinto i cittadini che ora si fa sul serio hanno mosso ogni soggetto, associazione, privato cittadino, esercizio commerciale e scolaresca a darsi da fare; ognuno è disposto a metterci del suo per risollevare la città, è disposto a investire fatica e denaro nella certezza che ci sia una volontà seria fatta di azioni concrete.
La positività di un’azione congiunta e diffusa avrà ricadute positive anche sulla fonte del degrado, perché la determinazione di tanta parte della città a ripulire le pareti, le serrande, e ogni arredo e soprattutto a mantenerle poi pulite con una manutenzione continua, avrà necessariamente un effetto disincentivante su coloro che cercano visibilità e affermazione del proprio IO attraverso le iscrizioni murali. Molto spesso infatti si tratta di manifestazioni di egocentrismo le cui esibizioni vengono vanificate dalla cancellazione ripetuta e continua. Si deve instaurare il meccanismo per cui chi imbratta si stanca prima di chi pulisce.
Per questo è importante anche sollecitare il Commissario ad annullare la concessione di spazi pubblici, quali casseri e altri luoghi del centro, a coloro che non li rispettano, concedendo invece loro spazi meno pregiati e centrali. Un esempio per tutti sono i Casseri di Porta S. Stefano: appena restaurati da una banca cittadina, riportati al loro decoro dopo decenni di incuria, sono bastati pochi mesi in mano ai loro inquilini storici e sono ritornati alle condizioni precedenti, con affissioni, imbrattamenti, stendardi, rifiuti, bottiglie e resti vari di festini e gozzoviglie.
Lontani da giudizi di merito dobbiamo però condannare la forma con cui sono utilizzati luoghi che appartengono a tutti, così come denunciamo la scelta discrezionale propria del Comune, di assegnazione di spazi in base a criteri non oggettivi e condivisi dalla città.
E’ ora di finirla anche con questo comportamento decennale che tutto permette e nulla controlla.