Parlare ora di nascite e di problema demografico mentre tante sono le urgenze di questa città può apparire insensato o quanto meno inopportuno, al contrario, l’ormai cronico primato negativo di natalità di Bologna è diventato un’emergenza primaria e dovrebbe essere uno dei primi interventi in agenda della nuova amministrazione che nella primavera si insedierà stabilmente, ci auguriamo, a Palazzo d’Accursio. E’ vero che la maggior fertilità degli immigrati ha diminuito il saldo negativo tra nati e morti, ma sta forse creando altri e diversi problemi senza invertire la curva demografica in costante declino che nelle proiezioni per i prossimi decenni raggiunge livelli allarmanti a Bologna come nel resto del Paese.
Questo tema non è nuovo, se ne era parlato con alcune giunte precedenti, ma sempre con un nulla di fatto. Sono decenni che non si prendono misure a favore della famiglia e dell’assistenza ai più deboli, siano essi anziani, disabili o neonati. Categorie la cui cura è sola responsabilità delle donne.
I tempi in cui Bologna era un modello per i servizi all’infanzia sono finiti e dimenticati, ma comunque anche allora ci si limitava a risolvere la custodia dei bimbi in età prescolare, non prevedendo affatto aiuti a monte e a valle di questa fascia di età. Le donne bolognesi, così, non fanno più figli.
Da molti anni infatti il conflitto esistenziale che ogni giovane donna si trova ad affrontare tra la carriera e la famiglia con figli porta alla rinuncia alla maternità. Inutile negarlo, o non volerlo ammettere, è un fatto: sono sempre meno le donne disposte a rinunciare al loro lavoro e a costruirsi una posizione e una indipendenza economica, a sacrificare anni di studio, di impegno e di fatica e buttare tutto alle ortiche. Agli uomini non è richiesto di fare rinunce così dolorose.
I prossimi venti, trent’anni, sono in mano ai piccoli nati in questo primo decennio del 2000, quanti meno saranno e tanto minori saranno la ricchezza, le risorse economiche e umane, tanto più perderemo la nostra storia e le nostre tradizioni, le nostre radici e la nostra specificità culturale. Investire in incentivi alla maternità, organizzazione sociale e strutture è una strada necessaria per assicurare alla nostra città un futuro degno del suo passato. Sono le persone che fanno la differenza e noi abbiamo bisogno di persone. Vedremo in seguito quanti e quali strumenti è possibile mettere in atto, molti dei quali sono stati già realizzati con successo in altre città o all’estero.