Stampa 

Cento anni fa, agli inizi del novecento, il grande poeta Filippo Tommaso Martinetti, fondatore del movimento Futurista, definiva Bologna “passatista”, connotando fin da allora la nostra città come restia al cambiamento, legata al passato e senza spinta verso il futuro.
Ancora oggi il grande problema è se guardare indietro o guardare avanti, oggi più di allora. La fine del futuro fa sì che abbiamo una sconsiderata e straordinaria passione per il passato, lo giudichiamo, ma non lo dimentichiamo.
Attenzione però, le culture finiscono quando non riescono più a pensare al futuro.
Guardare indietro significa prendere modelli e soluzioni e riproporli; guardare avanti significa immaginare, creare, inventare soluzioni nuove e coraggiose, osare; per questo serve avere preparazione, fantasia, capacità progettuale.
Questa è la ragione principale della diffusa incapacità di creare il futuro della nostra società e di Bologna; per questo si sente solo rimpiangere e scimmiottare il passato e si producono azioni insignificanti e completamente fuori dalla storia.
Ma abbiamo una precisa e grande responsabilità nei confronti delle generazioni che verranno, responsabilità di trasmissione della cultura, dei valori, della qualità di vita.
Ci siamo abituati a vivere in una società e in una città che è sempre più assicurata e rassicurata, dove tutto è statico e prevedibile, tutto è sempre uguale e ripetuto.
Dobbiamo essere consapevoli che le scelte dei prossimi mesi e anni saranno decisive per modificare questa pericolosa inclinazione, forse le ultime occasioni possibili per cambiare noi stessi.
Diamoci da fare per avviare grandi opere, impostare strategie e realizzare incentivi per essere pronti e agguerriti, quando l’economia mondiale ripartirà dopo la crisi, per attrarre nella nostra città le grandi aziende internazionali che cercheranno nuove sedi direzionali e nuovi centri di ricerca e di sviluppo.
Per cogliere le occasioni che si presenteranno creiamo subito, ora, le condizioni e i prerequisiti per portare la scelta delle multinazionali sulla nostra città, una scelta che porterà ricchezza, lavoro e risorse e restituiamo così identità e futuro ai giovani di domani.