Il recente e al tempo stesso vecchio dibattito sul “matrimonio” tra persone dello stesso sesso è inutile e controproducente. Se la lingua italiana è ancora degna di rispetto e se è vero che la sua precisione e sottigliezza è tale anche perché deriva dal latino, allora non si capisce perché si devono confondere problematiche e valori morali giocando sull’equivoco linguistico.
Matrimonio, infatti , secondo autorevoli dizionari della lingua italiana, deriva da mater e definisce il rapporto di convivenza civile e/o religiosa tra uomo e donna. Secondo la Costituzione, costituisce la base della società italiana, in quanto e soprattutto, va sottolineato, tale società sopravvive laddove vi sono nascite e figli che assicurano la continuità della popolazione.
Altra storia e altra definizione lessicale deve essere individuata per il diritto che deve essere riconosciuto a persone che hanno rapporto affettivo, sociale, sessuale tra loro pur essendo dello stesso sesso. E’ una realtà assai diffusa la convivenza e la solidarietà a tutti i livelli, capace di durare anche tutta una vita tra uomini e uomini, donne e donne. Può non piacere, ma la cosa più giusta e logica è che se ne prenda atto e che queste persone siano tutelate sia dal punto di vista economico che affettivo e sociale, come tutti coloro che condividono la propria vita. Alcune decisioni possono essere prese anche dal sindaco a tale proposito, pur nel vuoto legislativo che indubbiamente complica le cose; può incentivare, ad esempio, la reciproca assistenza, introdurre agevolazioni che pur non equiparando al matrimonio il patto o contratto che dir si voglia, tra omosessuali, tuttavia possano ridurre alcune difficoltà esistenziali di queste persone.
Non chiamiamolo dunque matrimonio, non ci nascondiamo dietro un “non possumus”, ma affrontiamo la situazione con coraggio e onestà intellettuale, assumendoci la responsabilità dei nostri atti senza rifugiarsi sempre dietro presunte inadempienze di altri.
Questo si meritano i cittadini che chiedono il riconoscimento di alcuni diritti che appartengono alla sfera dei diritti umani di uguaglianza davanti alla società, questo merita la città di Bologna con la sua lunga tradizione di civiltà e lungimiranza. Si prendano dunque tutte le misure che un Sindaco può prendere per dare riconoscimento alle coppie dello stesso sesso e ai diritti che ne possono derivare, nel rispetto e nella salvaguardia, tuttavia, dei valori fondanti la nostra società e dei valori cattolici, a tutela di tutti coloro che non devono subire provocazioni inutili e dannose.